Discover where 80% of people live underground

To discover where 80% of people live underground we have to fly to Southern Australia,  precisely to the town of Coober Pedy.

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For thousands of years Aboriginal people walked across this area. Because of the desert environment, these people were nomadic hunters and gatherers who travelled constantly in search of food and water supplies as well as to attend traditional ceremonies.

In January 1915, the New Colorado Prospecting Syndicate, consisting of Jim Hutchison and his 14 year old son William, PJ Winch and M McKenzie had unsuccessfully been searching for gold south of Coober Pedy. The men had set up camp and were searching for water when young Willie found pieces of opal on the surface of the ground. This was on the 1st February 1915 and 8 days later the first opal claim was pegged.

Coober Pedy was originally known as the Stuart Range Opal Field, named after John McDouall Stuart, who in 1858 was the first European explorer in the area. In 1920 it was re-named Coober Pedy, an anglicised version of Aboriginal words “kupa piti”, commonly assumed to mean “white man in a hole”.

During the Great Depression of the late 1930’s and 1940’s, opal prices plummeted and production almost came to a standstill.

Typical of Coober Pedy’s history of boom and bust, an Aboriginal woman named Tottie Bryant made a sensational opal find at the Eight Mile field in 1946, starting a new rush to the fields.

During the 1960’s, the mining industry expanded rapidly due to the many European migrants who came to seek their fortunes. The 60’s and 70’s saw opal mining develop into a multi million dollar industry with Coober Pedy developing into a modern mining town.

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For ones who don’t know Opal is a form of silica, chemically similar to quartz, but containing water within the mineral structure. Precious opal generally contains 6-10% water and consists of small silica spheres arranged in a regular pattern.

To survive in the desert climate (temperatures can range from 35° C to the 45° C in the shade) people started to live in the underground where the temperature is constant during all the year.

Look at these beautiful underground houses!

For further information please visit https://www.cooberpedy.sa.gov.au/tourism#.Vp4HNjbruCQ

Le 10 isole piu inaccessibili al mondo

In pieno XXI secolo esistono ancora luoghi in cui gli abitanti non possono uscire di casa a chiedere al vicino la famosa “tazzina di zucchero”… semplicemente perchè il vicino “più vicino” è a centinaia di chilometri di distanza, e spesso in pieno Oceano. Ebbene sì, esistono ancora luoghi così. E di seguito presentiamo la lista delle dieci isole abitate più remote al mondo: luoghi da visitare, perchè unici…certo raggiungerli non potrebbe essere facile (ed alcuni di questi sono veramente inaccessibili), ma siamo certi che cercando tra le combinazioni di voli low cost, il modo per godere di questi luoghi quasi da leggenda c’è.

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TRISTAN DE CUNHA (REGNO UNITO)
Si vanta di essere il luogo abitato più lontano da qualsiasi altro del pianeta. Si tratta di un’isola vulcanica, appartenente territorialmente ed amministrativamente all’Inghilterra. Con i suoi 300 abitanti, l’isola si trova in pieno Atlantico, a circa 2810km da Città del Capo e 2300 dall’isola di Santa Helena. I collegamenti con il Continente sono garantiti dalla MV Edinburgh, compagnia di pescherecci che mette a disposizione barche per 12 passeggeri. Per rimanere sull’isola (come turisti) però è necessario richiedere un permesso previo all’autorità amministrativa inglese di Città del Capo.

KANTON ISLAND (KIRIBATI)
Il 5 maggio 2010 Alex Bond, oceanografo britannico, ancorò il veliero con il quale stava compiendo la traversata Hawaii – Australia, ad un piccolo atollo, disperso in pieno Pacifico. Quale non fu la sua sorpresa quando, all’improvviso, vide sbucare sulla spiaggia un gruppo di persone in cerca d’aiuto. I 24 abitanti di Kanton Island, infatti, erano stati abbandonati dal governo di Kiribati, e solo grazie all’aiuto di Bond iniziarono a ricevere aiuti e spedizioni governative regolari. L’isola, che possiede una pista aerea risalente alla II Guerra Mondiale, è oggi in contatto regolare con Kiribati.

NORTH SENTINEL (INDIA)
Quest’isola si trova nel mare della Andamane, ad est del Golfo del Bengala. Ciò che la rende di difficile accesso non è la lontananza dai centri più abitati (infatti dista pochi chilometri dall’Isola Maggiore delle Andamane), bensì gli abitanti. Di loro, che mai hanno permesso ad un’imbarcazione di raggiungere la costa (ci provarono, gli ultimi, negli anni’90), non si sa nulla: nè quanti siano, nè a che gruppo etnico appartengano, nè tanto meno la lingua che utilizzano. L’isola, consta di poco più di 72km2 di vera giungla, ed è circondata da una barriera corallina che la rende inaccessibile per almeno 10 mesi l’anno.

KAPINGAMARANGI (MICRONESIA)
Una splendida isola corallina di appena 1km2 dove vivono 350 persone, totalmente estranee alla cosiddetta “civiltà” del resto del mondo. L’isola è completamente autosufficiente: acqua potabile, pesce, frutta, maiali e polli, coprono il fabbisogno alimentare degli abitanti, anche se il Governo della Micronesia compie regolari viaggi per portare generi di sussistenza, come medicine e combustibile per le barche. Con la barca del Governo tornano a casa per le vacanze anche gli studenti nativi, che per Licei ed Università si devono recare alla capitale Pohnpei, a circa 750km di distanza.

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PITCAIRN (TERRITORI BRITANNICI D’OLTREMARE)
Quando, nel 1789 Fletcher Christian ed altri 11 marinai si resero protagonisti del più famoso degli ammutinamenti della storia (quello del Bounty), abbandonarono la nave con l’intenzione di “perdersi in un territorio dove fosse impossibile essere ritrovati”. Questo luogo risultò essere Pitcairn, un antico vulcano che emerge al lato della Polinesia. Ancora oggi non di facile accesso, Pitcairn riceve le regolari visite di imbarcazioni governative dalle isole della Polinesia Francese (Gambier in particolare), e di alcune crociere di lusso che la includono nei loro tour.

HORNOS (CILE)
“Cabo de Hornos”, conosciuto anche come “Puerto Minuto”, è il punto più meridionale del continente americano…anche se non si trova sul continente, bensì su un’isola. L’isola è abitata, come nelle più fantastiche delle leggende, da un militare “guardiano del faro”, che vive qui con la sua famiglia. Il posto di guardiano si rinnova annualmente, e anche se può sembrare strano, l’amministrazione cilena riceve ogni anno almeno 500 richieste per ricoprire la carica. L’isola è raggiungibile in barca o con una della due crociere che vi passano accanto regolarmente (tra Puntas Arenas ed Ushuaia)

TOKELAU (NUOVA ZELANDA)
Si tartta di un arcipelago formato da tre atolli di origine corallina, che non arriva ai 10km2 di supericie. Nell’arcipelago vivono almeno 1500 persone, in contatto con la Nuova Zelanda tramite cargo maercantili che vi fanno rotta regolarmente. Nonostante ciò, gli abitanti stanno cercando di rendersi il più possibile autosufficienti, e per ora sembra che – almeno a livello energetico – ci stiano riuscendo, grazie ai 4000 pannelli fotovoltaici installati sul territorio.

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ISOLE AGALEGA (MAURITIUS)

Due piccoli isolotti sperduti nell’immensità dell’Oceano, a circa 1300km dall’isola di Mauritius. Di soli 300 abitanti, gli isolotti possiedono una piccola pista d’atterraggio, anceh se i voli commerciali sono limitatissimi, ed il modo più semplice di raggiungerli è in barca da Port Louis, la capitale di Mauritius.

PALMERSTON (ISOLE COOK)
A circa 500km dall’isola più vicina, Palmerston è abitata da 62 persone, 60 delle quali discendenti di William Masters. Masters, un falegname inglese che vi si stabilì nel 1863, arrivò con l’intenzione di ritirarsi dal mondo, coltivare cocchi e produrne l’olio. L’idea funzionò, e gli rese un commercio florido con il mercato inglese. Masters si legò a tre donne polinesiane, da cui ebbe 23 figli, che alla sua morte ereditarono l’isola.

HOPEN ISLAND (NORVEGIA)
Le isola Svalbard sono note per essere le isole abitate più vicine al Polo Nord: solo 900km infatti le separano dai ghiacci artici. In questo arcipelago abitano (com’è ovvio pensare) più orsi polari che umani, e la maggior parte della popolazione si concentra sull’isola di Spitzbergen, la maggiore. Ad Hopen Island, un isolotto di 33km2 formata da rocce e ghiacci, vivono però – oltre agli uccelli marini autoctoni – quattro scienziati che, durante l’anno si occupano del mantenimento della stazione metereologica norvegese.

Scoperta la grotta più profonda del mondo

L’abisso più profondo del mondo. La grotta Krubera (in russo Voronya Cave, ovvero ‘Grotta del Corvo’) si trova all’interno di un complesso di centinaia di grotte nel massiccio Arabika, in Abkhazia, regione occidentale della Georgia. Si tratta dell’unica grotta conosciuta a superare i 2mila metri di profondità, arrivando alla straordinaria quota di -2197 m e superando così di 80 m il precedente “primato” che apparteneva alla Lamprechtsofen, nelle Alpi austriache. I primi a raggiungere le profondità della grotta sono stati gli speleologi italiani Matteo Rivadossi e Giacomo Rossetti, insieme agli altri partecipanti della spedizione Zazerkalye, impiegando quasi tre giorni. All’interno è stato anche scoperto l’insetto che vive più in profondità sotto terra, il Plutomurus ortobalaganensis, senza occhi né ali160116954-cf17974e-45e4-49f9-b4c9-ee8c94551c14 160116999-68864afe-95f3-476b-b331-11116f7d0bd9 160117280-69b8dc88-39f1-44c8-8e3d-5a32a9fac2cb 160117611-14e996a7-defc-4178-806c-80bc350a330b

Mount gorongosa Mozambico

 

In the summer monsoon season of late November to mid-March, the rain clouds ride the trade winds of the Indian Ocean west into Mozambique. Crossing the coast, they refresh the miombo woodlands of the Cheringoma Plateau, then the savanna and floodplain grasslands of the Great Rift Valley. Finally they run aground on the slopes of Mount Gorongosa, where they release great torrents of rain, like a benediction.

 

The Gorongosa massif, which reaches a height of 6,112 feet, captures more than six feet of rainfall a year. That is enough to support a lush rain forest on the summit—and to the east, in the Rift Valley, a park that was once one of the richest wildlife refuges in the world. Before Mozambique’s civil war ravaged it, Gorongosa National Park was roamed by elephants, African buffalo, hippopotamuses, lions, warthogs, and more than a dozen species of antelope. Now some of those animals are coming back, thanks largely to Greg Carr, an American businessman and philanthropist who is leading a project to restore Gorongosa. In 2010 the park marked a milestone: Mozambique’s government fixed an error made at its creation, expanding its boundaries to include Mount Gorongosa, source of its life-sustaining rivers.

 

In the summer of 2011, I went to Gorongosa to support Carr’s efforts and also to work on my new digital textbook for high school biology. The park is an excellent place to convey the high stakes and the excitement of doing wildlife biology today. The summit rain forest on Mount Gorongosa, about 29 square miles in extent, is an ecological island in a sea of savanna and grassland. It is hard to get to, and so it has remained largely unexplored by biologists. Ants, my own specialty, were entirely a blank on the map when I arrived. For a naturalist there is no more powerful magnet than an unexplored island. When I visited Mount Gorongosa, on my first trip to Africa, I felt highly charged with the prospect of surprise and discovery.

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L’isola paradiso degli aborigeni

Le divinità degli aborigeni volevano un Eden in Terra. Perciò crearono Fraser Island. L’isola australiana ha ispirato artisti e scrittori. Una campagna ambientalista negli anni Settanta ha fermato il saccheggio della foresta e delle spiagge per l’estrazione di minerali. Ora è una straordinaria attrazione turistica.

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Merlata di spiagge e punteggiata di dune, Fraser Island si stende sull’oceano per oltre 120 chilometri di lunghezza e circa 24 di larghezza.
I suggestivi paesaggi dell’isola hanno ispirato i più grandi artisti e scrittori australiani, e negli anni Settanta i suoi delicati ecosistemi sono stati oggetto di un’appassionata campagna ambientalista che ha fermato il saccheggio delle spiagge per l’estrazione di minerali e quello della foresta per il legname. Per le successive generazioni di residenti e turisti l’isola è diventata un prisma attraverso cui osservare e ammirare la bellezza del bush australiano in tutte le sue sfumature.

scalata all Everest

The first successful ascent of Everest 60 years ago – in pictures
A new book published by the Royal Geographical Society celebrates the 60th anniversary of the first successful
ascent of Mount Everest, on 29 May 1953. Scroll through the gallery to view a selection of the 400 photographs in the book, some of which will be on display at an exhibition at London’s Oxo Tower Wharf, opening today
and running until 9 June

In 1951, after three decades of failed attempts to conquer Everest, an expedition led by Eric Shipton was sent to the region to seek a potential route to the summit. Among its members was an experienced climber from New Zealand called Edmund Hillary. This was followed by a training expedition to the area, while awaiting the outcome of two Swiss attempts to reach the
summit in 1952, both of which failed. Accompanying the Swiss climbers was a Sherpa by the name of Tenzing
Norgay.